Alluce valgo: quando è il caso di operarlo e i tempi di recupero dopo l’intervento

L’alluce valgo può essere un problema fastidioso, oltre a essere antiestetico. In alcuni casi è possibile risolvere attraverso un intervento chirurgico, ecco quando.

Chi scopre di avere l’alluce valgo finisce spesso per sentirsi a disagio, al punto tale da evitare di indossare scarpe aperte per evitare che si possa notare o per ridurre i momenti in cui si può andare al mare. In realtà, per quanto possa risultare antiestetico, si tratta di una patologia diffusa, che consiste in una deviazione laterale dell’alluce, che finisce per inclinarsi in maniera progressiva verso le altre dita, al punto tale da generare una deviazione assiale anche di queste.

alluce valgo quando intervento chirurgico
L’alluce valgo può essere riscontrato sia dagli uomini sia dalle donne – Foto | Portalino.it

Riconoscerlo è piuttosto semplice, anche senza il supporto di un ortopedico, a cui comunque è bene rivolgersi, perché si nota una sporgenza ossea sul lato della base del dito. A lungo andare, anche indossare una calzatura chiusa può diventare doloroso, specialmente perché si arriva ad avere una borsite o, nei casi peggiori, un’ulcerazione della cute. Sottovalutare la situazione può quindi essere un grave errore.

Alluce valgo: un problema diffuso ma risolvibile

I medici indicano due cause che possono portare all’alluce valgo:

  • alluce primitivo: genetiche e costituzionali. Nella maggior parte dei casi chi ha il problema ha un parente che ne ha già sofferto e può così svilupparlo nel corso degli anni. Si parla di un disturbo di tipo idiopatico perché non ha altre origini.
  • alluce secondario: è da ricondurre a cause acquisite, come le malattie autoimmunitarie (è tipico di chi soffre di artrite reumatoide) degenerative (come il piede pronato post-menopausa), post – traumatiche oppure la presenza di uno scorretto asse del retropiede con calcagno valgo e pronazione sotto astragalica.
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Un divaricatore può aiutare chi soffre di alluce valgo – Foto | Portalino.it

Non si può certamente imputare alle calzature che si indossano la responsabilità della formazione dell’alluce valgo, ma se non si interviene per risolvere la situazione il problema può peggiorare e rendere difficile indossarne alcune, come quelle a punta stretta o con il tacco eccessivamente alto).

In caso di trascuratezza, l’alluce valgo può anche finire sotto il secondo dito del piede, provocando una lussazione sull’articolazione metatarsofalangea. Sono invece meno rari, ma non possono essere esclusi del tutto i casi in cui l’alluce finisce al di sopra del secondo dito.

Recarsi da un ortopedico per una visita è quindi inevitabile. Il medico potrà richiedere una radiografia per individuare la gravità della patologia o, in alcuni casi, una risonanza magnetica, se si ritiene che il problema sia la conseguenza di altre patologie.

Quando è necessario l’intervento chirurgico

Nella maggior parte dei casi il medico opterà per una terapia conservativa per curare l’alluce valgo. Questa prevede innanzitutto la necessità di seguire alcuni comportamenti specifici, quali evitare di stare in piedi troppo a lungo nel corso della giornata e cercare di non indossare scarpe che possono acuire il dolore o il problema (mai tacchi al di sopra dei 4-5 centimetri).

Non è inoltre da trascurare l’utilizzo di plantari, che permettono di alleviare il dolore, cosa possibile anche con il supporto di un fisioterapista e di farmaci specifici (sempre sotto prescrizione medica).

Qualora questi metodi non dovessero funzionare o se il malessere dovesse peggiorare, non può che essere indispensabile ricorrere all’intervento chirurgico. Nella maggior parte dei casi si sfrutta la tecnica percutanea, che prevede l’utilizzo di frese di piccole dimensioni, simili a quelle usate dal dentista, che permettono di riallineare l’osso. In sala è inoltre presente un fluoroscopio intra operatorio, dotato di un monitor che consente di verificare passo dopo passo l’evoluzione dell’operazione. Una volta concluso tutto, al paziente verrà applicato un bendaggio contenitivo, che potrà essere rimosso solamente quando stabilito dal dottore. Un sistema come questo consente di tornare a camminare subito e riduce al minimo le complicazioni.

In genere si può tornare a guidare nell’arco di 20 giorni, mentre per la ripresa dell’attività sportiva sarebbe bene attendere circa tre mesi. In un primo momento sarà necessario utilizzare scarpe più larghe, che siano in grado di contenere la benda, dopo 3-4 settimane si potrà optare per una calzatura di numero superiore e a pianta e punta larga. Non è però consigliato operare entrambi i piedi, pur essendo possibile deambulare è necessario che una delle due articolazioni sia stabile.

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